L’educazione ai sentimenti e alle emozioni può essere la strada per formare i giovani che trovano sfogo e affermazione nella violenza, come mostrano diversi casi di liti e aggressioni in tutta Italia.

Imparare a riconoscere le emozioni, comprendere la rabbia e gestire la sua energia, approfondire i propri stati d’animo: insomma, educare ai sentimenti. Può essere questa la soluzione per evitare l’impoverimento emotivo dei giovani di oggi e contrastare derive violente e aggressive.

GIOVANI E VIOLENZA

Nei giorni scorsi, sono successi diversi casi di cronaca nera, dove gruppi di giovanissimi si sfidano con risse, litigi e azioni violente, che hanno portato anche alla morte di alcuni di loro.

Il direttore di Ciels Campus, il professore Simone Borile riflette sulle cause profonde che alimentano la crescente violenza tra i giovani, a partire da questi recenti casi di aggressioni.  

Gli adolescenti “attraversano una fase di adultizzazione, costruendo la propria identità all’interno di quello che è il mondo dei coetanei, il cosiddetto gruppo dei pari”, dice Borile. Ed è un processo corretto per la crescita di ragazze e ragazzi come individui autonomi e coscienti di sé.

Il problema avviene quando “l’autoaffermazione avviene attraverso la violenza, la potenza fisica ed esteriore”.

EDUCARE AI SENTIMENTI

Secondo Borile, oggi gli adolescenti – adolescenti che hanno anche vissuto un momento come la pandemia di “regime informatico obbligatorio” che ha acuito il senso di isolamento e la perdita di interazioni dirette – appaiono anestetizzati e impermeabili all’empatia.

Per contrastare questi fenomeni e supportare una crescita dei giovani consapevole e piena, secondo Borile è importante educare, dalla famiglia alla scuola, i giovani alla gestione dell’empatia e delle emozioni, stimolando la competenza sentimentale e affettiva.

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