Mediazione linguistica: che lavoro fare tra specializzazioni e intelligenza artificiale

Studiare Mediazione linguistica permette di aprirsi a un variegato ventaglio di possibilità professionali future, arricchendo la formazione anche con un corso di studi magistrale e aggiornandosi con le ultime innovazioni in ambito di intelligenza artificiale
PERCHÉ SCEGLIERE MEDIAZIONE LINGUISTICA
Studiare mediazione linguistica – specializzandosi contemporaneamente in un settore di mercato – è una delle scelte accademiche che vengono maggiormente fatte dagli studenti, per crearsi un percorso trasversale e poliedrico che combina diverse competenze e conoscenze.
La globalizzazione è obliqua, costante e fluida, le culture si intersecano e si contaminano grazie al digitale che azzera ogni distanza.
Ma spesso comunicare in determinati ambiti non è così facile come sembra.
GLI STRUMENTI DIGITALI: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME SUPPORTO
In parte, l’intelligenza artificiale può aver sopperito alle difficoltà di interazione tra diversi interlocutori. Negli ultimi anni, i sistemi di traduzione automatica (TA) si sono evoluti in modo esponenziale, intervenendo velocemente in momenti dove è presente una differenza di idioma.
Ma questa immediatezza, spesso porta a risultati che nel complesso si dimostrano di bassa qualità e presentano un impoverimento culturale, che sta portando a equiparare l’uomo alle macchine.
Inoltre, la gratuità di questi sistemi, spesso è solo iniziale (presentando eventuali abbonamenti successivamente), ma soprattutto nasconde pagamenti sommersi.
Infatti i sistemi di LLM (Large Language Model) – cioè i sistemi di intelligenza artificiale che permettono il riconoscimento, la traduzione e la generazione di ulteriore contenuto – sono istruiti grazie a milioni e milioni di testi, documenti e risultati da Internet.
Ma questi contenuti spesso hanno generato problemi su più fronti: da quello della violazione del copyright di autori usati a loro insaputa per l’addestramento, alla presenza di bias cognitivi e discriminazioni di genere non rilevati, fino all’ingente impatto ambientale che l’addestramento e l’uso comportano.
Tutti questi limiti ci devono far ricordare che le macchine non hanno una coscienza, anche se ci illudono di averla (aprendo anche preoccupanti scenari dove vengono usate come supporto psicologico, ignorando il rischio di sycophancy e mancato confronto con altri umani), combinando appunto testi e parole che rielaborano il sapere semplicemente da altri testi e parole.
Ma è proprio nei dettagli, nelle nuance e nelle sfumature, nella consapevolezza di terminologie specifiche, nella professionalità, che va ricercata l’empatia di intermediari umani, che hanno una comprensione sociale, politica, economica e culturale, oltre che linguistica.
Sono quindi da demonizzare le AI? Ovviamente no, considerando anche l’impatto lavorativo che ne deriva: come riporta Almalaurea, il World Economic Forum, con il suo The Future of Jobs Report 2020, afferma che se tanto 85 milioni di posti di lavoro saranno sostituiti dall’IA, ben 97 milioni ne saranno creati.
Servono quindi figure capaci di inserirsi in diversi ambiti, combinando delle forti conoscenze di settore, a delle competenze socio-linguistiche di alto livello e le capacità di gestire le novità tecnologiche a proprio vantaggio. I sistemi di machine translation aiutano i professionisti nel diventare dei veri e propri ponti di connessione per migliorare scambi economici, lavorativi, politici in contesti dove le peculiarità culturali sembrano stridere invece che diventare ricchezza per tutti.
SCEGLIERE DI CONTINUARE A STUDIARE
Continuare a formarsi dopo il corso di studio triennale, diventa quindi importante per poter specializzare ancora di più il proprio percorso e sapersi inserire in diversi contesti lavorativi con una formazione più completa e dettagliata.
Infatti, dagli ultimi dati al 2024 di Almalaurea, il 66,2% dei laureati in Mediazione Linguistica si iscrive a un corso di laurea di secondo livello, suddividendosi tra un 33,5% che opta per un percorso rivolto alla cooperazione internazionale e un 18,5% per un percorso dedicato alla traduzione e all’interpretariato.
Ampliando il raggio d’azione, ulteriori opportunità si possono trovare nell’ambito del web marketing, sviluppando anche delle conoscenze nello sviluppo commerciale nei mercati esteri attraverso attività di e-commerce, oppure nel settore dell’audiovisivo, focalizzandosi nella sottotitolazione e nel doppiaggio, supportando la diffusione di prodotti multimediali dal paese di origine in tutto il mondo.
SBOCCHI PROFESSIONALI, CHE LAVORO FARE POI?
Considerato che già tra chi consegue un diploma triennale dopo un anno dalla laurea – sempre secondo gli ultimi dati di Almalaurea – più della metà trova un impiego (67,2%), con il diploma di secondo livello in Comunicazione Strategica, i dati sono molto più alti e incoraggianti: infatti a un anno dal diploma biennale, risultano occupati più del 74,5% degli studenti, con un tasso di occupazione dell’89,2% a 5 anni dalla laurea.
A ciò, si aggiunge anche un 45,7% di persone che decidono di proseguire ulteriormente la propria istruzione con master o corsi di alta formazione.
QUALI SETTORI LAVORATIVI
Gli sbocchi lavorativi più scelti da chi si laurea in ambito linguistico si possono racchiudere in diverse categorie, relative a diversi settori di mercato.
Chi prosegue il suo lavoro nell’ambito distribuzione commerciale o della gestione aziendale business, lavora nell’ambito del marketing oppure del business management. La forte conoscenza linguistica e culturale dei mercati di riferimento, si abbina quindi a competenze di comunicazione d’impresa e all’export management, per ruoli come il marketing specialist o il social media manager. Quando si accrescono competenze sullo sviluppo di business e la gestione aziendale, invece si può diventare business intelligence analyst o development sales manager.
Interpreti, traduttori, corrispondenti in lingue, sono le professioni più strettamente rivolte al mondo della traduzione e dell’interpretariato.
Gli interpreti sono intermediari orali tra diversi target, con diverse abitudini e contesti culturali, politici ed economici, gestendo situazioni quali congressi, conferenze e vertici istituzioni internazionali di varia natura.
I traduttori invece operano strettamente sull’aspetto testuale della mediazione, con un alto tasso di precisione e qualità, spaziando tra prodotti culturali, pubblicitari ed editoriali nonché su contenuti medico-scientifici e giuridico-diplomatici.
Soprattutto in questi due ambiti così specifici e così impattanti nella vita delle persone, dal punto di vista medico e legale, il fattore umano è fondamentale per non lasciare la propria vita in balia della decisione di una macchina.
Molti proseguono anche la carriera nel mondo della formazione in diversi livelli di istruzione, scelta per la quale è proprio necessario essere in possesso di un diploma di secondo livello per poter accedere a concorsi e bandi.
CONTRATTI DI LAVORO
Da un punto di vista contrattuale infine, ci sono diverse casistiche contrattuali, che vedono però un positivo 53,2% di lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, un 23,1% è sotto contratto a tempo determinato, mentre un 13,7% ha puntato sulla libera professione.
I settori lavorativi in cui può operare un mediatore linguistico sono numerosi e variegati, con specializzazioni che spaziano in ambiti molto diversi tra loro. Sebbene l’intelligenza artificiale stia influenzando il mercato del lavoro, la formazione accademica e l’interpretazione umana restano elementi fondamentali e insostituibili. Gli sbocchi professionali, al termine di un percorso di studi in mediazione linguistica, sono molteplici e accessibili in diverse realtà lavorative, a patto di saper accogliere le innovazioni tecnologiche e trasformarle in un vantaggio professionale. Sia il corso di laurea triennale che quello magistrale CIELS rappresentano ottimi trampolini di lancio per costruire un futuro solido, sia dal punto di vista professionale che personale.
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